giovedì 3 gennaio 2008

Ciao Benazir ... non ci scorderemo di te


Benazir, non ci scorderemo di te, come di tutte le figure importanti del 20° secolo nate nel subcontinente indiano. Figure eroiche, tragiche e naturalmente contraddittorie. Forse non è un caso che proprio in India siano nate tante persone che cambiarono la storia del secolo scorso. L'immane tragedia indiana si è sempre infulcrata nella propria cultura millenaria, profonda, umana; nell'unica cultura che si possa pensare costituisca un'alternativa al grandioso progresso umano e scientifico dell' Occidente giudaico cristiano.


Figure eroiche e contraddittorie Benazir, come il padre della tua patria Muhammad Alì Jinnah: sincero patriota, uomo di cultura che lavorò assiduamente con Mohandas Gandhi e Pandit Nerhu per costruire la nazione indiana. Uomo coraggioso, ma non fino al punto di seguire il Mahatma nella sua idea di un unico stato indiano. Lo stesso Jawaharlal Nerhu, pur fedele seguace di Gandhi, accettò di dividere il subcontinente nell'India vera e propria e nel Pakistan occidentale ed orientale; anche quest'ultima su una pura follia avallata da Jinnah: uno stato in due tronconi separato da 1500 chilometri. Tuttavia la più terribile conseguenza della separazione fu l'esodo di milioni di musulmani verso il Pakistan e di milioni di indù verso l'India. Avevano vissuto pacificamente assieme sotto il dominio britannico ed allora parve che non fosse più possibile: la feroce guerra non dichiarata che ne seguì causò oltre un milione di morti.


Nerhu palesò la sua indubbia capacità di statista nei primi difficili anni, ma si dimostrò disorientato sulla scena internazionale ed ascoltò le sirene jugoslave e terzomondiste in quel triste teatrino che fu il movimento dei non allineati. Non riuscì a gestire il problema del Kashmir, a causa del quale si ebbero altre due guerre tra India e Pakistan. L'India aveva avuto anche un altro - discusso e discutibile - patriota: il bengalese Subhash Chandra Bose, grande sostenitore dell'indipendenza, più volte incarcerato, fuggì durante la seconda guerra mondiale in Germania, da dove - con l'appoggio di Hitler - cercò di aizzare i bengalesi contro il Regno Unito. Si trasferì poi in Birmania - all'epoca occupata dai giapponesi - dove organizzò un'armata indiana per combattere gli inglesi. Certo il suo coraggio avrebbe meritato una visione più chiara di cosa fosse il bene e di cosa fosse il male.


Non ci scorderemo di te, Benazir, come non dimenticheremo tuo padre Alì Bhutto, che combattè fino al sacrificio della vita per fare del Pakistan una nazione democratica, ma che disse anche di essere disposto a far mangiare erba al proprio popolo, pur di avere le armi atomiche di cui si era dotata l'India dove allora si moriva ancora di fame. Non ci dimenticheremo neppure di Indira Gandhi, la figlia di Nerhu che parve rappresentare una speranza per la miserabile e vergognosa condizione della donna in India ma che portò la nazione dal grigio non-allineamento all'alleanza con l' Unione Sovietica.


Ora che la tua vita è stata tragicamente e prematuramente spenta dall'odio e dalla violenza, vogliamo ricordarti con ammirazione e rispetto, ma senza fare di te un'icona: eri senza paura, ma avevi macchie come qualunque essere umano. Ti ricorderemo sempre per la tua visione democratica e pragmatica ad un tempo, per il tuo straordinario coraggio morale e fisico - che alla fine ti è costato la vita - ma non dimenticheremo la tua supponenza riguardo agli scandali nei quali sei stata coinvolta e come tu abbia appoggiato il movimento talebano.


Noi europei continentali dovremmo comunque trarre alcuni insegnamenti dai leaders politici indiani e pachistani: furono tutte figure discutibili, che operarono tante volte scelte sbagliate ed addirittura oltraggiose, ma furono donne e uomini che non esitarono mai ad esporsi in prima persona, misero sempre a repentaglio loro stessi e le loro famiglie per ottenere i risultati che credevano giusti - a torno od a ragione - per il proprio popolo. Anche in questo sta la grandezza e la speranza del continente indiano: nel fatto che alcuni dei loro leaders si sentano servitori del popolo. L'estremista indù che assassinò Gandhi si inginocchiò di fronte a lui, prima di sparare, non sarebbe accaduto in nessuna altra parte del mondo.

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