martedì 30 ottobre 2007

I COSIDDETTI SCHIAVI DI OGGI


Viaggiando per diversi Blog, ho trovato tante testimonianze di lavoratori che si definiscono "schiavi". Le loro storie sono incentrate sulla condizione del lavoro precario oggi in Italia. Ritengo importante sottolineare come ogni vita sia sacra ed importante, come la sofferenza od il disagio delle persone meritino sempre e comunque il massimo rispetto. Questo per spiegare che qui non faccio riferimento diretto alle persone che vivono disagi e difficoltà, bensì alla mentalità che credo sottenda l'argomentare di alcuni di loro.


La prima considerazione riguarda i precari più giovani: ai miei tempi non si parlava di precariato, bensì di "gavetta". Era tipico doversi adattare ad impieghi provvisori, inerenti o meno il titolo di studio conseguito. Non suscitava recriminazione il fatto di dover lavorare tanto e guadagnare poco. Tutto questo per non parlare delle vite dei nostri genitori e dei nostri nonni: vite durissime, faticose, con scarsissimi orizzonti ed opportunità di crescita e di cambiamenti: non dimentichiamoci che fu la loro grande capacità di lavorare a costruire l'agiatezza nella quale viviamo oggi.


Com'è giusto che sia, in una società capitalista, le condizioni delle persone migliorano di generazione in generazione ed è corretto guardare sempre al futuro: ricordare le nostre radici e le nostre ordigini è però fondamentale per avere una visione prospettica e per fortificare la propria identità.


La cosa che più mi impressiona di tutte le vicende narrate, è come queste persone in difficoltà, attribuiscano i propri problemi a elementi esogeni alla propria volontà e come chiedano sempre una risposta allo Stato. Conosco persone che - pur nelle difficoltà, pur sottoccupati - lavorano seriamente, senza mai desistere, ma gli scritti che leggo nei blog sono tutti improntati alla totale deresponsabilizzazione: hanno tutti la pretesa che lo Stato risolva i loro problemi, ritengono che il lavoro stabile e ben retribuito sia una sorta di diritto divino, parlano con disprezzo degli aspetti commerciali del lavoro nel call center, rivendicano il diritto di irridere i datori di lavoro. La vita di tutti noi, da sempre e per sempre - sia chiaro - è intrisa di ingiustizie e di comportamenti scorretti che subiamo, ma essi sono dettati - come ha sempre sostenuto Dickens - dalla povertà dell'animo umano, non certo dal sistema economico e sociale. Ricordo quando, con straodinaria lungimiranza, Margaret Thatcher disse che non esiste la società, esistono solo le persone e le loro famiglie composte da persone di sesso diverso.


Oggi manca lo spirito di sacrificio, la dedizione, la determinazione, la risolutezza. Il problema dei precari non più giovanissimi consta solamente nel fatto che non abbiamo ancora abolito l'Articolo 18. La sciocca affermazione che uno schiavo nel diciannovesimo secolo costava una cifra superiore al reddito dei precari è peggio che stupida, è senza senso. La situazione economica che viviamo è figlia dei privilegi che stiamo pagando a chi è andato in pensione a cinquanta anni di età, è figlia del peso di quasi quattro milioni di dipendenti pubblici. Viviamo nello Stato capitalista più statalizzato del mondo e continuiamo a dare la colpa di tutto al mercato le cui regole non abbiamo voluto adottare.

ECOLOGISTI BITURBO

E' di questi giorni la notizia che il Nobel per la pace è stato conferito all'ex Vicepresidente Al Gore per il suo impegno ecologista. Sono ormai tanti anni che si parla e si straparla di ecologia, fin dai tempi del Club di Roma, anche se all'epoca qualcuno sosteneva che i ghiacciai stessero avanzando! Il punto di tutta la questione è quanto incida il quantitativo di CO2 emesso sul surriscaldamento globale. Gli stessi dati del surriscaldamento derivano principalmente da misurazioni che sono in corso dalla metà dell'ottocento, solitamente presso le aree urbane, che sono quelle dove - ovviamente - si è verificato il più alto aumento di fonti di calore: riscaldamenti, condizionamenti e traffico. La relazione tra emissione di CO2 e riscaldamento globale è avallata da molti esperti e contestata da altri che sostengono l'influenza della variazione della temperatura del Sole.

Detto questo, è evidente a tutti come dobbiamo prenderci cura del nostro Pianeta, come sia importante valutare l'impatto dello sviluppo economico sull'ambiente. Ciò che - da sempre - trovo insopportabile è l'approccio distruttivo degli ecologisti che sono disposti a fermare qualunque opera di pubblico interesse in nome della loro visione ideologica della società. Per vivere e lavorare abbiamo bisogno di edifici, strade, mezzi di trasporto, non esiste sviluppo senza inquinamento. Negli ultimi anni i Verdi (che continuo a pensare essere Rossi dentro) si coprono con la foglia di fico dell'espressione "sviluppo sostenibile". Cosa questo significhi lo sanno solo loro: parlano con vaghezza di fonti di energia rinnovabili, citano esperimenti fatti all'estero, ma non portano mai dati in ragione dei quali sarebbe possibile abbandonare i combustibili fossili, sostituendoli - ad esempio - con le fonti eoliche. E' per me evidente che tali dati non vengono presentati poiché da essi si evincerebbe che tale sostituizione non sarebbe fattibile. Quanto al reale comportamento dei Verdi, basta vedere come nel corso della presente legilslatura abbiano bloccato ogni opera pubblica.


Sempre negli scorsi giorni si è pronunciata la Comunità Europea, affermando che l'Energia Nucleare è l'unica soluzione possibile per lo sviluppo e sostenibile per l'ambiente!! Complimenti, abbiamo perduto trent'anni, durante i quali avremmo pututo investire in impianti nucleari e ridurre l'inquinamento!! Tutto ciò costituisce una grande vergogna per i Verdi, che da sempre - illogicamente - si oppongono all'energia nucleare. Mi ricordo ancora quando paventavano disastri millenaristici, la solita Hollywood antioccidentale produceva stupidaggini come "Sindrome cinese", mentre in Italia, con il patto scellerato tra destra e sinistra, si chiudeva il programma nucleare e di aprivano i gasdotti con la Libia (che all'epoca finanziava il terrorismo, vi ricordate di Lockerbie?) e con l'URSS che all'epoca aveva almeno duecento testate nucleari puntate sulle città italiane!! La scelleratezza di tali decisioni è incommensurabile, e la ritengo tale da poter ipotizzare il reato di Alto Tradimento.


L'unica cosa divertente è il Nobel ad Al Gore: vorrei sapere però quante case possiede, di quanti metri quadri, quante automobili, eventuali elicotteri, aerei, ed altro. Chi si propone di combattere strenuamente l'inquinamento, dovrebbe dare l'esempio, prima di girare un film che - tra l'altro - è stato criticato da molti esperti in quanto troppo allarmistico. Un'ultima questione riguarda il Protocollo di Kyoto che, giustamente, non è stato ratificato dalla Presidenza Bush: è mai possible che qualsiasi iniziativa ecologista vada sempre e soltanto a detrimento dell'economia dell'Occidente? come mai non si prendono iniziative che responsabilizzino anche Nazioni come l'India e la Cina, che stanno perpetrando da anni scempi gravissimi? Il punto vero consta nel fatto che parlare di ecologia e di pace è sempre utile per raccogliere facile consenso dai media e dalla popolazione più distratta, ma la gestione concreta di questi problemi è estremamente complessa e non può essere lasciata a demagoghi anticapitalisti ed antioccidentali.

lunedì 29 ottobre 2007

The good Shepherd

Ho visto il film "The good shepherd", se non sbaglio uno dei sottotitoli suona come "la storia della C.I.A. come non l'avete mai sentita raccontare". Non sono esperto di cinematografia, mi esprimo pertanto solo sui contenuti: è un film platealmente disonesto e tendenzioso. Il protagonista interpreta una parte molto vicina a quello che fu il ruolo nella Central Intelligence Agency del grande James Jesus Angleton: il capo del controspionaggio, un'altra figura è ispirata al non meno importante Allen Welsh Dulles e De Niro interpreta con la consueta maestria la "copia" del generale William "Wild Bill" Donovan, già capo dell'OSS (Ufficio dei Servizi Strategici) durante la seconda guerra mondiale e fondatore della moderna C.I.A.


Gran parte del film è incentrato sui fatti personali e famigliari del protagonista, che viene descritto come un uomo arido, privo di scrupoli e principi; per gli aspetti professionali, vediamo lo "pseudoAngleton" impegnato in tutta una serie di operazioni nel dopoguerra, tra le quali il tentativo di invasione di Cuba caduta in mano ai castristi. La carriera del vero Angleton fu diversa: dopo essere stato capo stazione dell'Agenzia a Roma alla fine degli anni '40, si occupò esclusivamente di controspionaggio. Angleton contribuì a mantenere la CIA il più possibile impermeabile ai tentativi di penetrazione ed infiltrazione da parte del KGB. Angleton smacherò altresì le spie idologiche che facevano parte del Cambridge Five: Guy Burgess, Donald Mc Lean e Harold Philby. L'attività di Angleton fu dunque intensa e proficua, si può dire tutto di lui, ma certo non descriverlo come una persona che ordina di gettare viva da un aereo la promessa sposa del figlio.


La figura di Allen Welsh Dulles è ancora più controversa: egli fu il responsabile di azioni come quella della Baia del Porci e delle varie operazioni di controinsurrezione in Centro America, la più famosa delle quali riguardò il Guatemala. fu Direttore della CIA, mentre il fratello John Foster Dulles era Segretario di Stato sotto la debole Presidenza Eisenhower, di ricchissima famiglia, erano azionisti della United Fruit Company e dettarono per anni la politica estera sia ufficiale, sia segreta degli Stati Uniti. Per me furono due grandi Pilastri dell'Occidente, ma anche chi non condivide le mie opinioni deve sapere che Allen Dulles non era certo il tipo da svolgere operazioni in Sud America per interessi economici: non ne aveva bisogno ed era un patriota. Posto che abbia sbagliato, lo fece per ciò che egli credeva fosse l'interesse degli Stati Uniti d'America.


In definitiva, è un film che ha gli stessi imperdonabili difetti di JFK: è un falso storico, che si ispira a figure realmente esistite per coprirle di fango. Avrebbero potuto fare un film di fantasia narrando qualunque cosa, hanno invece preferito fare un film dove vengono dette delle falsità, solo per propugnare il loro sordido antiamericanismo.

venerdì 19 ottobre 2007

LA CULTURA DI DESTRA


La favola dell'egemonia culturale della sinistra si perpetua da ormai molti anni, è una favola semplicemente perché è una falsità, od al limite una pia illusione. Nonostante il buio del ventennio fascista in Italia abbiamo avuto Croce e Gentile, ma è nella Mitteleuropa che sono nati i capisaldi dei liberalismo del '900. Il primo è Ludwig Von Mises, economista austriaco degli anni '20, che si oppose alla centralizzazione ed alla pianificazione economica centralizzata. L'opposizione di Von Mises al marxismo non era quindi ideologica, bensì basata su analisi economiche derivate dal suo classico approccio kantiano: stabilire una teroria basata su degli "a priori" ed applicare successivamente un processo logico-deduttivo per confermare o smentire la tesi stessa. Attraverso i suoi studi Mises - nella prima metà del '900!!!! - aveva già dimostrato come i prezzi fossero l'unico sistema possibile di calcolo e gestione economica, smentendo totalmente le sciocchezze propugnate da Marx.

Altro caposaldo della cultura della destra liberale è senz'altro Frederick Von Hayek, tra l'altro Premio Nobel per l'economia. Fu titolare di cattedra alla London School of Economics, mentre John Maynard Keynes lo era a Cambridge. Hayek sosteneva l'assoluta impossibilità della centralizzazione economica, in ragione del fatto che le informazioni necessarie e prendere le decisioni sarebbero arrivate sempre troppo tardi, rispetto alla velocità a cui mutano le condizioni del mercato. Hayek fu un grande innovatore, rispetto alla "mano invisibile" di Adam Smith ed alle teorie di David Ricardo, in quanto sosteneva la necessità di uno Stato forte per regolamentare la concorrenza, famose sono le sue 3L: Law, Legislation and Liberty. Hayek si opponeva infatti al costruttivismo razionalista per propugnare l'autoregolamentazione spontanea dei prezzi e dei mercati.
Hayek contrastava l'empirismo logico marxista e sosteneva il razionalismo critico, ovvero proposizioni universali verificate indirettamente dall'analisi delle conseguenze. Sosteneva altresì come per dare il valore di scienza ad una teoria, essa dovesse essere falsificabile, escludendo in questo modo dal novero delle teorie scientifiche sia il marxismo, sia la psicanalisi.

Hayek fu quindi sempre contrario alle teorie di Keynes, anche le sue ragioni vennero riconoscute con molto ritardo. Paradosso del '900 è anche il fatto che si siano ritenute di una qualsiasi validità teorie già criticate e smentite a livello astratto e che poi si rivelarono completamente sbagliate!! Questo vale sia per il maxismo, sia per il maoismo, sia per Keynes. Non dimentichiamo infatti che, nel dicembre del '41, negli Stati Uniti - gestiti secondo le teorie di Keynes - vi erano ancora quasi dieci milioni di disoccupati. Keynes venne visto come un possibile argine contro il comunismo, che negli anni '30 era dilagante, ma si trattava comunque di una teoria profondamente sbagliata, dal momento che si basava sull'intervento dello stato per garantire determinati livelli di consumi, e quindi di lavoro: ovvero basato sulla domanda. Quanto questa teoria fosse sbagliata venne poi dimostrato dalle teorie monetariste di Milton Friedman e dalle teorie "offertiste" di Arthur Laffer.

Come sempre la sinistra è riuscita a negare la verità per lunghi anni, ma alla fine la verità si manifesta sempre. Mises e Hayek sono comunque solo i primi di una lunga lista e una parte importante del loro contributo fu riuscire a stabilire - ed a dimostrare - come il capitalismo fosse condizione necessaria, anche se non sufficiente, per le istituzioni democratiche; ovvero vi possono essere anche regimi totalitari che adottano il capitalismo, ma non esistono, né mai esisteranno regimi democratici, se non anche capitalisti.

giovedì 11 ottobre 2007

IL BURQA IN EURABIA

E' di questi giorni la notizia che il prefetto di Treviso ha autorizzato l'uso del burqa, da parte delle donne di religione musulmana; detto provvedimento ha ottenuto l'immediato plauso di Rosy Bindi. Prescindendo dagli aspetti legali, non possiamo non ricordare l'espressione coniata da Bat Ye Or e ribadita da Oriana Fallaci: EURABIA !!

La situazione ha raggiunto livelli assurdi: modifichiamo le leggi dello Stato per andare incontro a richieste di una minoranza di immigrati che da sempre dimostra la propria volontà a non volersi integrare. Da sempre le Democrazie Occidentali poggiano la propria legittimazione su valori umani, istituzionali e politici: rispetto per la vita umana, eguaglianza di diritti e di doveri, a prescindere dalla confessione professata e dalla razza, suffragio universale, suddivisione dei poteri legislativo, giudiziario ed esecutivo, decisioni prese a maggioranza, rispetto per le minoranze ed altro ancora. L'Occidente ha sempre offerto ospitalità a tutti i flussi migratori, giustamente: si tratta di una delle tante norme non scritte della cultura giudaico-cristiana alla quale apparteniamo, ma che molti di noi disprezzano, preferendo rivolgere lo sguadro al buddismo od alla new age. Tutto legittimo, ma solo nel momento in cui è frutto di un percorso intellettuale e morale profondo; in mancanza di questo (vedi i debosciati attori di Hollywood), non è semplicemente serio prescindere dalle proprie origini anche dal solo punto di vista culturale.


Rimane evidente per chiunque dotato di mero buon senso, che le minoranze debbano comunque uniformarsi a quel minimo di leggi che sono state accettate dalla maggioranza che le ospita: questo sta alla base del successo del melting pot britannico e statunitense. La massima libertà possibile circoscritta da un minimo di leggi e tolleranza zero per chi non le rispetta. La volontà ad integrarsi deve essere testimoniata dagli immigrati giorno per giorno, rispettando gli usi e costumi della comunità che li ospita. L'Italia vive da sempre con successo l'integrazione di diversi gruppi etnici come cinesi e filippini, ma gli islamici hanno la pretesa di dettare le proprie leggi a casa nostra: rifiutano il nostro sistema di insegnamento, bloccano disinvoltamente il traffico per i loro riti di preghiera, applicano le loro leggi - che sono in contrasto con le nostre - nei rapporti con le donne. La condizione della donna secondo la legge islamica è quella della schiavitù, non esistono altri termini corretti per definirla. In passato le donne italiane hanno giustamente lottato per abolire la vergogna del delitto d'onore ed ora accettiamo tranquillamente che delle donne sia straniere, sia italiane, vivano in stato di schiavitù sul nostro territorio nazionale. Dove sono finite le femministe che negli anni '70 gridavano i loro raffinatissimi slogans come "maschietto represso masturbati nel cesso"? La sinistra da sempre ha la patetica pretesa di possedere l'egemonia culturale, quegli slogans dovrebbero contribuire a sfatare quella sciocchezza!


In verità il comportamento degli immigrati islamici è grave - non dimentichiamo che fu Ruhollah Masawi Khomeyni a dichiarare che l'Islam avrebbe invaso l'Occidente con i ventri delle proprie donne - ma è l'atteggiamento degli occidentali europei il problema più serio. Come sempre il seme del disastro nacque nel 1968: il vero e proprio ANNUS HORRIBILIS dell'Occidente! In quegli anni, tra le tante altre porcherie, venne piantato il seme più pernicioso: il relativismo morale, etico e culturale. Per evidenziare l'assurdità del relativismo sono solito dire che è come considerare la musica di Bach alla pari della musica tribale africana! Dicendo questo non affermo una visione razzista - considero da sempre il razzismo un'ingnominia ed una vergogna - bensì sostengo il valore delle differenze e delle fasi evolutive dell'intera umanità. Gli esseri umani da sempre sono diversi tra loro su base personale, famigliare, etnica e nazionale. Per tutta una serie di fatti storici la civiltà giudaico-cristiana, e negli ultimi quattrocento anni specialmente gli angloamericani, sono la civiltà che ha raggiunto il più alto livello di valori, la cultura più evoluta e sofisticata, il miglior sistema socio-economico. Fu grazie solamente agli inglesi ed agli americani, se i tribolati sistemi democratici sconfissero l'estremismo nazional-rivoluzionario di Napoleone, i reazionari Imperi Centrali ed i Grandi Mostri del '900: Nazismo, Fascismo e Comunismo.


Sorrido sempre quando sento parlare degli Stati Uniti d'America come di una Nazione di ignoranti: è una valutazione che può essere correta forse (ripeto forse) dal punto di vista della cultura generale della popolazione, ma non certo delle istituzioni democratiche, che furono proprio istituite dagli statunitensi quando la vecchia Europa (con l'esclusione della Gran Bretagna), si dibatteva tra sovrani assoluti e spaventose diseguagliaze sociali e politiche. Fu l'Inghilterra a donare all'umanità la Magna Charta, il Bill of Rights, il Palamento, la suddivisione dei poteri, i sindacati.


Tutto questo deve essere riconosciuto non con arroganza e sterile senso di superiorità, bensì come sosteneva Kipling, ovvero il "White man's borden" inteso come diritto-dovere dell'uomo bianco ad estendere il meglio delle proprie conquiste a popoli ed etnie che - non per colpa loro - si trovano a step evolutivi inferiori.


Ora però dobbiamo chiederci da dove arrivi tutto questo fervore, tutta quest'ansia di misconoscere il valore di ciò che rappresentiamo e che ci caratterizza: i valori cristiani, il rispetto per l'umanità intera, la democrazia, il capitalismo. Chi disprezza questi valori, considerandoli eguali a quelli dei Simba congolesi, sono sempre coloro i quali osteggiavano l'Occidente, consideravano furto la proprietà privata, propugnavano la coppia aperta, il superamento della famiglia (ovvero la sua distruzione, cosa che venne puntualmente messa in atto da Pol Pot). Essendosi risolte in un bagno di sangue e di miseria le esperienze dell'URSS e della Cina di Mao, ora costoro si trovano senza riferimenti e sono sempre prontissimi a portare in palmo di mano qualunque politica e sottocultura alternativa all'Occidente libero, democratico e capitalista. Solo e soltanto questo è alla base dell'atteggiamento dell'europa continentale nei confronti dell'Islam.

mercoledì 10 ottobre 2007

LE SPIE DEGLI ANNI 30' e 40'



Una delle più note spie di tutti i tempi fu Harold "Kim" Philby, l'uomo che tradì per oltre 30 anni il proprio paese .... Philby faceva parte del "Circolo di Cambridge", noto anche come Cambridge Five ... le altre spie erano Guy Burgess, Donald Mc Lean, George Blake e John Cairncross.

erano tutti di ottima famiglia, all'università si convertirono al comunismo e divennero informatori del KGB. Burgess arrivò ad essere direttore di dipartimento del SIS (la CIA inglese), Mac Lean vice ambasciatore negli USA, Blake consulente personale della corona per la pittura.

John Cairncross fu l'ultimo ad essere scoperto, ma durante la guerra lavorò a Bletchey Park, dove venivano decrittati i radiomessaggi del III Reich e Cairncross passò tantissime informazioni ai sovietici.

Philby ebbe la carriera più lunga, romanzesca e sanguinosa, divenne capo del settore URSS del SIS dove depistò tantissime operazioni e fece uccidere dal KGB tanti transughi in procinto di fuggire. venne screditato e riabilitato diverse volte, finché - scoperto definitivamante - nel '63 scappò a Mosca dove divenne consulente del KGB.

il suo più grande accusatore in Occidente fu il leggendario James Jesus Angleton ("il buon pastore"), capo del controspionaggio CIA che smascherò anche Mc Lean e Burgess. non si credette alle accuse di Angleton (dicevano che vedeva comunisti dappertutto, come al solito) e Philby poté fare danni per altri anni. Tra l'altro Angleton fu capo stazione CIA a Roma alla fine degli anni '40 e contribuì segretamente alla sconfitta dei comunisti alle elezioni del '48.

Si trattava di spie ideologiche, che tradirono il loro Paese, i loro concittadini furono responsabili di gravi danni alla sicurezza dell'Occidente e di diverse morti.

Altra spia ideologica ed estremamente dannosa fu Klaus Fuchs, faceva parte dei progetti Tube Alloys e Manhattan e fu colui il quale, attraverso Julius ed Ethel Rosenberg, trasmise ai sovietici i piani per la bomba atomica. A capo del progetto sovietico c'era quel maniaco sanguinario di Lavrenti Pavlovic Berja. I sovietici collaudarono la loro atomica solo quattro anno dopo gli americani: senza le spie non ci sarebbero mai riusciti così in fretta. Questo fatto ebbe gravi conseguenze durante l'assedio di Berlino ('48-49) il colpo di stato comunista in Polonia e la guerra di Corea ('51-'53).



BIRMANIA

Credo che quanto sta accadendo in Birmania ci dovrebbe far riflettere, partiamo da alcuni cenni di storia recente: la Birmania venne separata amministrativamente dall'India nel 1937, pur rimanendo sotto la Corona britannica. Divenne indipendente come l'India nel '47 e nel 1962 vi fu un colpo di stato a seguito del quale vennero aboliti i diritti politici, furono nazionalizzate tutte le attività economiche e così la Birmania entrò a far parte degli allora numerosi paradisi comunisti. Vi furono altri colpi di Stato che portarono la Birmania ad essere, unica nella storia, un regime militar - comunista. Alla fine degli anni '80 si tennero finalmente libere elezioni, che portarono ad un regime democratico che venne rovesciato e represso nel sangue; il resto è storia recente.

Ciò che mi preme sottolineare, è anche ciò che accadde in India a partire dal 1947: da subito un milione di morti tra indù e musulmani (che avevano convissuto pacificamente sotto la dominazione britannica), due guerre con il Pakistan; l'India si dotò altresì di armi nucleari e la flotta da guerra indiana è la quinta al mondo! Mentre i governanti indiani pensavano alle armi, a salvare milioni di vite indiane fu la solita orrible multinazionale statunitense realizzando il primo alimento transegnico della storia: il magic rice

Qui non faccio riferimento - evidentemente - al popolo indiano ed alla sua millenaria cultura, non critico la grande opera umana, sociale e politica svolta da Gandhi; ciò che sostengo è il totale e criminale fallimento dell'élite politica del subcontinente indiano.

Detto fallimento non fu un'eccezione, bensì la regola di tutte le nazioni sorte dalla decolonizzazione: il Congo di Kasavubu e Lumumba, la Libia di Gheddafi, l'Algeria, l'Angola ed il Mozambico (tra l'altro in mano ai cubani); l'unico caso in cui l'emancipazione si risolse positivamente fu forse il Kenia di Jomo Kenyatta.

La questione che si pone è dunque la seguente: fu tutto male il colonialismo e tutto bene la cosiddetta emancipazione? Io credo di no: nell'epoca attuale è evidentemente assurdo immaginare colonie rette da regimi paternalistici come quelli perpetuatisi fino agli anni '60; credo però che detti regimi si sarebbero evoluti ed avrebbero ceduto gradualmente il potere ai nativi, garantendo però la salvaguardia dei diritti umani, dei diritti civili, ed avrebbero dato un'impronta democratica a quelle nazioni. Ciò che accadde invece fu la cacciata degli occidentali da parte di sordidi personaggi spesso sanguinari che, dietro la maschera della lotta per l'indipendenza, miravano in un caso al potere personale, nell'altro all'affermazione di regimi marxisti o peggio ancora maoisti.

La storia si è ripetuta anche in Egitto, dove furono gli Occidentali a costruire il Canale di Suez, poi venimmo cacciati in malo modo e il potere finì in mano ad un personaggio come Gamal Abdel Nasser, responsabile di due guerre che avevano come obiettivo lo sterminio di Israele e che un giorno affermò che il problema palestinese non dovrà mai essere risolto, poiché costituisce il miglior strumento di ricatto nei confronti dell'Occidente.

Dovremmo fermarci e riflettere sul fatto che il diritto - dovere dell'uomo bianco sostenuto da Kipling ha forse portato danni, ma facemmo anche tanto di buono (istruzione, sanità, religione, lavoro) e ciò che sta accadendo da 50 anni nelle Nazioni cosiddette emancipate non è altro che un oceano di violenza e prevaricazione.

lunedì 8 ottobre 2007

RHODESIA


La storia della Rhodesia è esemplificativa di quanto sia stato negativo il processo di decolonizzazione, negativo per gli africani. Tra il 1947 ed il 1964 venne compiuta - praticamente nella sua totalità - la decolonizzazione di tutti gli stati africani. i regimi coloniali erano chiaramente paternalisti, sarebbe stata necessaria però, un'evoluzione, non certo la cessione del potere politico a personaggi con le mani lorde di sangue, quasi tutti marxisti o maoisti (Lumumba, Mugabe).


La storia della Rhodesia è particolarmente significativa: la Nazione venne fondata dal grande Cecil John Rhodes negli ultimi anni dell'800, pur essendo presenti dei minerali pregiati nel sottosuolo, la ricchezza della Rhodesia dipese sempre dall'agricoltura che consentì regimi di vita confortevoli sia ai bianchi, sia ai negri.


A causa delle differenze culturali tra le etnie bantù e zulu, all'inizio degli anni '60 la Rhodesia del nord si separò dando vita a due nuovi Stati: il Malawi e lo Zambia. Si era in pieno ferfore anticoloniale quando salì sul proscenio Ian Smith, agricoltore, deputato, ma soprattutto uno dei più grandi idealisti del ventesimo secolo. Smith, per evitare che il Regno Unito consegnasse la Nazione ai neri comunisti, nel 1964 proclamò l'indipendenza della Rhodesia del Sud, che rimase tale fino al 1979.


Furono anni nei quali il potere politico era saldamente in mano ai bianchi, anche se veniva concessa una rappresentatività anche ai negri. L'economia prosperava e l'unico vero problema era l'attività terroristica dello ZANU e dello ZAPU alla cui testa era Robert Gabriel Mugabe il quale aveva dichiarato di voler fare della Rhodesia uno stato marxista leninista. Qui vediamo un'altra caratteristica di quegli anni: si diceva l'Africa ai neri, quando in realtà la si voleva consegnare ai Rossi.


Alla fine Smith dovette cedere sutto le sanzioni imposte dall'ONU (che era in mano ai neri, ma soprattutto ai Rossi), nel '79 venne stipulato un accordo trilaterale tra ZAPU, UK e Rhodesia e salì al potere Robert Mugabe.


Non vi fu il bagno di sangue tipico di quei casi in forza dell'accordo, i bianchi dimasero proprietari del 70% delle terre coltivabili consentendo il il mantenimento della ricchezza, ma nel 1999 Mugabe espropriò i bianchi di TUTTI i loro averi e li nazionalizzò per concederli in regalo ai propri scherani i quali ben si guardarono dal lavorare considerandoli (tipico degli africani) solo un simbolo di prestigio. La produzione agricola della Rhodesia crollò di oltre il 75% (sic!!!) ed ora la popolazione non ha di che nutrirsi, per non parlare dei livelli di istruzione e della sanità che sono pure crollati.


E' ora che venga detta la verità: la decolonizzazione fu un abominio, non si deve dare l'africa a i neri, bensì l'africa agli africani, di qualunque colore essi siano.


Viva la Rhodesia, onore a Ian Smith

venerdì 5 ottobre 2007

UOLTER










Uolter è un mio vecchio avversario, lo è stato fin da quando lavoravo in Mediaset ma, a differenza di altri avversari con i quali nulla è conciliabile (D'Alema), Uolter non gode neppure di alcun rispetto da parte mia.

La storia ha proprio inizio con gli attacchi reiterati di Uolter a Berlusconi e soprattutto alla fonte di reddito di Mediaset: gli spot pubblicitari. Ricordo ancora lo sciocco slogan "non si può interrompere un'emozione". Erano chiaramente solo argomentazioni strumentali per danneggiare gli introiti di chi aveva osato sfidare e battere il monopolio della RAI tanto cara a Uolter. Gli attacchi si concretarono alla fine nei tre referendum del 1995 contro le reti Mediaset, dove i cittadini sancirono il diritto di Mediaset a sopravvivere, riaffermando anche il diritto di proprietà privata.

Uolter però aveva fiutato l'aria e non si era esposto; una delle caratteristiche di Uolter è proprio questa, oltre al fatto di riemergere sempre vittorioso da disastri da lui provocati: distrusse il conto economico de "L'Unità" e venne nominato Segretario dei DS, venne sconfitto alle elezioni da Berlusconi, portò i DS al minimo storico e divenne Sindaco di Roma: una vera salamandra!!

Uolter proviene - buon per lui - da una famiglia agiata; nonostante questo non ha terminato gli studi, non solo non si è laureato, non è riuscito neppure a finire il liceo, ha dovuto rimediare sul diploma di cineoperatore. Tutto ciò è emblematico del personaggio e credo che sia un fatto molto negativo per chi ha la pretesa non solo di essere un intellettuale (sic!!!), bensì di guidare l'Italia.

Tantissimi politici mentono, ma a Uolter riesce proprio bene: dichiarò a Fazio, prosternato di fronte alla sinistra, che dopo il secondo mandato di sindaco se ne sarebbe andato a fare del bene in Africa, purtroppo rimarrà a far danni in Italia. Uolter è stato per anni capo della FGCI, negli anni del PCI di Longo, ora sostiene di non essere mai stato comunista (!!!!!) ma solo berligueriano ed anche kennediano. Ora, Berliguer ERA COMUNISTA! Senz'altro un gentleman, senz'altro un uomo onesto di alti valori (una perla rara nel PCI), ma comunque comunista! John Kennedy è considerato - a torto - un grande Presidente di sinistra, mentre fu solo un mediocre Presidente di destra! In parte il mito di JFK è dovuto alla sua tragica e prematura fine, ma non dobbiamo scordare la realtà: fu il Presidente della Baia dei Porci, decise l'impegno massiccio di truppe USA in VietNam, operò il blocco navale a Cuba in occasione della crisi dei missili (se non ci fosse stato Oleg Penkovskij però, forse sarebbe finita molto male!!), quando tenne il discorso "sono berlinese" si riferiva all'aiuto anglo-americano alla Berlino assediata dai corazzati di Stalin nel '48, uno dei momenti più duri della Guerra Fredda. Dicendo di ispirarsi ad entrambi, Uolter dimostra sia di ignorare la storia, sia di essere spregiudicato.

L'aspetto più deteriore del comportamento di Uolter è però il suo coinvolgere nei progetti e nella gestione politica persone che nulla hanno a che vedere con il centrosinistra, gli ultimi esempi sono i tentativi nei confronti di Gianni Letta e Veronica Lario. Uolter è privo di coerenza (d'altra parte i comunisti, esperti della doppia morale sostenevano che la coerenza fosse la virtù degli sciocchi!!), egli tuttavia non è un "buonista", bensì un cinico opportunista.

Coinvolgendo figure politicamente incompatibili, assicura il perfetto immobilismo e la certezza di non poter fare alcunché di pratico per i cittadini. Nello stesso tempo, distribuendo privilegi e prebende ad ampissimo raggio, si assicura l'unica cosa alla quale tiene: consenso e mantenimento del potere!! Fino alla fine degli anni '80 per i comunisti l'ideologia era fondamentale, quando il comunismo crollò sotto i colpi di Reagan e Thatcher, iniziarono a dire che si dovevano superare le ideologie, solo perché la loro era fallita in un bagno di miseria a di sangue!!! Uolter non è moderno, è un vecchio comunista che reinterpreta il vecchio consociativismo democristiano.


il Vostro, andrea Goldwater

Video campagna elettorale Reagan