mercoledì 10 ottobre 2007

BIRMANIA

Credo che quanto sta accadendo in Birmania ci dovrebbe far riflettere, partiamo da alcuni cenni di storia recente: la Birmania venne separata amministrativamente dall'India nel 1937, pur rimanendo sotto la Corona britannica. Divenne indipendente come l'India nel '47 e nel 1962 vi fu un colpo di stato a seguito del quale vennero aboliti i diritti politici, furono nazionalizzate tutte le attività economiche e così la Birmania entrò a far parte degli allora numerosi paradisi comunisti. Vi furono altri colpi di Stato che portarono la Birmania ad essere, unica nella storia, un regime militar - comunista. Alla fine degli anni '80 si tennero finalmente libere elezioni, che portarono ad un regime democratico che venne rovesciato e represso nel sangue; il resto è storia recente.

Ciò che mi preme sottolineare, è anche ciò che accadde in India a partire dal 1947: da subito un milione di morti tra indù e musulmani (che avevano convissuto pacificamente sotto la dominazione britannica), due guerre con il Pakistan; l'India si dotò altresì di armi nucleari e la flotta da guerra indiana è la quinta al mondo! Mentre i governanti indiani pensavano alle armi, a salvare milioni di vite indiane fu la solita orrible multinazionale statunitense realizzando il primo alimento transegnico della storia: il magic rice

Qui non faccio riferimento - evidentemente - al popolo indiano ed alla sua millenaria cultura, non critico la grande opera umana, sociale e politica svolta da Gandhi; ciò che sostengo è il totale e criminale fallimento dell'élite politica del subcontinente indiano.

Detto fallimento non fu un'eccezione, bensì la regola di tutte le nazioni sorte dalla decolonizzazione: il Congo di Kasavubu e Lumumba, la Libia di Gheddafi, l'Algeria, l'Angola ed il Mozambico (tra l'altro in mano ai cubani); l'unico caso in cui l'emancipazione si risolse positivamente fu forse il Kenia di Jomo Kenyatta.

La questione che si pone è dunque la seguente: fu tutto male il colonialismo e tutto bene la cosiddetta emancipazione? Io credo di no: nell'epoca attuale è evidentemente assurdo immaginare colonie rette da regimi paternalistici come quelli perpetuatisi fino agli anni '60; credo però che detti regimi si sarebbero evoluti ed avrebbero ceduto gradualmente il potere ai nativi, garantendo però la salvaguardia dei diritti umani, dei diritti civili, ed avrebbero dato un'impronta democratica a quelle nazioni. Ciò che accadde invece fu la cacciata degli occidentali da parte di sordidi personaggi spesso sanguinari che, dietro la maschera della lotta per l'indipendenza, miravano in un caso al potere personale, nell'altro all'affermazione di regimi marxisti o peggio ancora maoisti.

La storia si è ripetuta anche in Egitto, dove furono gli Occidentali a costruire il Canale di Suez, poi venimmo cacciati in malo modo e il potere finì in mano ad un personaggio come Gamal Abdel Nasser, responsabile di due guerre che avevano come obiettivo lo sterminio di Israele e che un giorno affermò che il problema palestinese non dovrà mai essere risolto, poiché costituisce il miglior strumento di ricatto nei confronti dell'Occidente.

Dovremmo fermarci e riflettere sul fatto che il diritto - dovere dell'uomo bianco sostenuto da Kipling ha forse portato danni, ma facemmo anche tanto di buono (istruzione, sanità, religione, lavoro) e ciò che sta accadendo da 50 anni nelle Nazioni cosiddette emancipate non è altro che un oceano di violenza e prevaricazione.

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