martedì 26 febbraio 2008

Fidel, Speranza e Carità


Fidel Alejandro Castro Ruz ha finalmente rassegnato le dimissioni da ogni carica statale ed ha passato i poteri al fratello Raul. Così dopo la Corea del Nord, Cuba è la seconda nazione nella storia caratterizzata dal comunismo dinastico. Marx ha la responsabilità etica e morale di aver contribuito a generare i più grandi mostri della Storia, ma un tale scempio non riuscì ad immaginarlo neppure lui.

Castro è da molti considerato un mito, più che altro dagli antiamericani, ma credo che i fatti siano chiari. Nessuno può certo rimpiangere le nefandezze di Fulgencio Batista, tuttavia Casto ha portato Cuba su una traiettoria di evoluzione politica che è esattamente contraria a quella del resto del Centro e Sud America. Quell'area del mondo è contraddistinta da molteplici tentativi di instaurare degimi democratici, spesso falliti, anche a causa dell'albagia degli Stati Uniti che non ebbero il coraggio e la capacità di battere gli estremisti di sinistra con politiche a favore della democrazia, ma appoggiarono quasi sempre regimi totalitari militari e reazionari. Nonostante ciò, dopo la caduta di Pinochet e la guerra delle Falklands, in tutto l'emisfero si sono instaurati regimi democratici, deboli, imperfetti, ma senz'altro migliori di quelli del passato; Cuba, al contrario, avanza a grandi passi verso il passato.

Si scrive da più parti che Castro si alleò con l'Unione Sovietica a causa del trattamento a lui riservato dagli Stati Uniti, si ricorda anche come Ike Eisenhower si rifiutò di incontrarlo personalmente e delegò l'allora Vicepresidente Richard Nixon. Si tratta di una falsità: quando Castro venne processato una prima volta dagli sgherri di Batista per attività sovversiva, egli si difese autonomamente con un'arringa che divenne famosa per la frase "la storia mi assolverà". Quell'arringa conteneva già tutti gli elementi del programma del futuro regime: espropri dei latifondi, espropri delle proprietà private, nazionalizzazione di tutte le industrie ed attività importanti, gestione dellìeconomia attraverso cooperative controllate dallo Stato: non è forse un programma marxista?

A Cuba, dal 1959 al 1970 si calcola che siano state eseguite oltre 5000 condanne a morte, in massima parte per crimini politici, fino al 1992 a Cuba era proibito professare qualsiasi religione, anche in privato, le elezioni sono una barzelletta, a controllare e decidere tutto è il Partito, ma soprattutto la famiglia Castro.

Per la sinistra Castro è un eroe che ha migliorato le condizioni di vita nel proprio paese, bassa mortalità infantile, alfabetizzazione, casa gratis per tutti, avanzate cure oftalmiche ed altre amenità. La cosa che non si dice mai è che Castro ha realizzato le sue opere grazie alle elargizioni a fondo perduto dell'URSS e che, soprattutto, se Cuba fosse una tale paradiso Castro non avrebbe dovuto perseguire penalmente chi ha il desiderio di andarsene. Infatti a Cuba è impossibile per le persone comuni espatriare e vengono perseguiti anche colori i quali aiutano i fuggitivi. Si stima che tra il 1959 ed il 1994, circa 63.000 (!!!) balseros siano fuggiti verso l'odiata Florida e circa altri 16.000 siano periti nel tentativo a bordo di zattere di fortuna: certo un vero paradiso, se le persone rischiano la vita per andarsene!

Fidel Castro dovrebbe essere processato per crimini contro l'umanità e gli unici che abbiano il coraggio di ammettere questa verità sono, ancora una volta, gli Stati Uniti.

Ciao Fidel, riposati ed abbi cura di te, goditi il plauso dei tuoi scherani, ma non illuderti: la Storia ti ha già condannato.

lunedì 25 febbraio 2008

Grazie Giuliano


Grazie Giuliano Ferrara, grazie a prescindere dalla posizione che sostieni. Che Nazione è quella in cui ci si preoccupa dei cani abbandonati ad agosto, dello sterminio delle foche, degli animali da pelliccia, dei fagiani, e non ci si preoccupa dell'aborto? Negli Stati Uniti ci sono centinaia di movimenti che si occupano di ogni cosa, ma da sempre esiste un acceso dibattito sulla legge "Roe contro Wade", che norma le interruzioni di gravidanza.

Premesso che la "194" è una legge indispensabile per evitare i drammi ancora possibili degli aborti clandestini, le eccezioni sollevate da Ferrara hanno il pregio di spostare l'attenzione dai fagiani agli esseri umani e di essere un'ottimo spunto per confrontarci su che tipo di società e di Nazione vogliamo essere.

Le reazioni di quasi tutto il mondo politico e dei media, all'iniziativa di Ferrara, sono state roventi. Sono perfino tornate in piazza, dopo trenta anni, le femministe. Premesso che non si sentiva la loro mancanza, mi chiedo come mai non siano scese in piazza per la condizione della donna in Afghanistan al tempo dei Talebani e per la condizione attuale della donna in India e in Cina. Si parla di difendere un diritto della donna, come se per la donna fosse una cosa normale abortire. Ribadendo che la legge deve rimanere, non trovate squallida e nichilista - mi rivolgo proprio a voi donne - codesta visione della vita? Non trovate che un approccio così radicale favorisca solo i comportamenti irresponsabili di tanti uomini? Non vi rendete conto che fare sesso in modo irresponsabile è da sempre prerogativa dell'uomo a cui viene offerta un'ulteriore via d'uscita dalle proprie responsabilità? Non vi rendete conto di essere ancora vittime di una violenza?

Ronald Reagan, a proposito delle diverse posizioni abortiste, diceva che loro sostenitori avevano tutti una cosa in comune: essere stati in passato bambine e bambini nati. La battuta è mano banale di quanto sembri. Non si può parlare dell'aborto se prima non si dichiara l'assoluta importanza della vita umana. Anziché combattere Ferrara, si dovrebbe propugnare indefessamente la maternità e paternità responsabili. La percezione è invece quella che a molte ed a molti le cose vadano bene così e che l'aborto debba e possa fare normalmente parte della vita.

C'è un altro aspetto inquietante della nostra società, di cui gli abortisti non sono causa, ma che essi di fatto sostengono: il diffuso senso di onnipotenza e irresponsabilità che permea la gran parte della nostra cosiddetta cultura. La grandi scoperte scientifiche hanno migliorato di molto la nostra vita, ma si è sviluppata una mentalità in ragione della quale a tutto ci sia un rimedio chimico o meccanico, ci si aspetta sempre che ogni problema di salute possa essere risolto dalla medicina o dalla chirurgia, a prescindere addirittura dalla natura mortale dell'uomo. Allo stesso modo, si pretendono cure e rimedi per l'AIDS o per le gravidanze indesiderate, prescindendo dai propri comportamenti sociali.

E' su questo che dovremmo riflettere: ci rendiamo ancora conto del fatto che siamo esseri mortali? Accettiamo o meno il fatto di dover rispondere delle nostre azioni?

Uolter Strikes Again


Uolter è sceso finalmente in campo, ci ha deliziato con un discorso pregevole per l'assenza di aggressività e di sciocchi riferimenti a Gandhi, Luther King, Kennedy. E' stata notevole anche la mancanza di contenuti, ma ora argomento punto per punto i dodici punti del programma pubblicato dal Corriere della Sera. Com'è noto il Corriere si schierò apertamente in favore del centrosinistra alle ultime politiche, pertanto dovrebbe essere una fonte non sospetta.

1) Investimenti in infrastrutture: perfetto, è concettualmente lo stesso punto proposto da anni dal centrodestra, la sinistra a cambiato idea? Perché non ammette di essersi sbagliata in passato? L'unico riferimento al passato è l'assenza di investimenti nel nucleare, segno che l'ideologia conta sempre;
2) Investimenti per il mezzogiorno: anche qui ricalca quelli che sono gli intendimenti della destra da anni;
3) Controllo della spesa pubblica: Uolter dice "spendere meglio per spendere meno", non è neppure demagogia, è proprio una stupidaggine;
4 ) Riduzione delle tasse: complimenti!!! Allora aveva ragione Berlusconi! Certo che è impossibile fidarsi, nel momento in cui Prodi è presidente del PD ed è stato il protagonista di un "massacro fiscale" mai visto prima in Italia, e Padoa Schioppa disse "le tasse sono meravigliose";
5) Valorizzare le donne nel mercato del lavoro:non si capisce che significhi, a parte il fatto di essere il solito tentativo per ingraziarsi l'elettorato femminile a prescindere dalla proposta politica; che vuole fare Uolter? Proporrà forse "quote rosa" nelle aziende e nei relativi CdA?
6) Dote fiscale e 2.500 per ogni primogenito: questa non ricorda Berlusconi, bensì Benito Mussolini. Come sempre non si parla di defiscalizzare, besì di erogare risorse che pagheranno tutti i cittadini. E' l'ennesima dimostrazione che a guidare sono le ideologie, ammetterlo farebbe - almeno - chiarezza;
7) Realizzazzone di 700 mila case da darsi in affitto a 3/500 euro al mese: benissimo, tra poco lo Stato ricomincerà a fare pomodori! E' un delirio dirigista e comunista, il problema case va affrontato certo non prevedendo investimenti a perdere. Come fece Margaret Thatcher, bisogna rendere accessibili i mutui, dobbiamo trasformare l'Italia in un Paese di proprietari;
8) 100 nuovi campus universitari: siamo alla pura follia, facciamo funzionare le università esistenti (che non compaiono mai in testa alle classifiche delle migliori nel mondo), crearne altre significa solo voler ampliare il bacino di voti della sinistra con altri professori inutili;
9) Stipendio minimo �1.000 al mese: qui siamo in pieno spirito sovietico, il Governo pretende di stabilire le retribuzioni a prescindere sia dalla produttività, sia dall'impatto di tale provvedimento sui prodotti, sia dai sindacati!
10) Sicurezza: sempre cose dette da anni dal centrodestra; cosà dirà Prodi, presidente del PD che fu il protagonista di quel disastro che fu l'indulto?
11) Fuori gli inquisiti dal Parlamento: Uolter è sulle stesse posizioni di Grillo, Rifondazione Comunista e dell'alleato Di Pietro, non sono necessari altri commenti;
12) Innovazione: Uolter si preoccupa solo delle TV, dice che riproporrà la Gentiloni, ma Di Pietro ha già detto di voler lasciare una sola rete a Mediaset. Si ritorna ai tempi del referendum del 1995: il PD finge di tenere posizioni moderate e manda avanti i propri servi sciocchi quali truppe d'assalto.

Riassumendo abbiamo quattro punti presi dal centro destra che contraddicono la politica fatta dall'Ulivo, un po' di demagogia e quattro punti che starebbero bene anche alla sinistra comunista: è questo il "nuovo" del Partito Democratico?

mercoledì 20 febbraio 2008

La provincia dell'Impero

Negli Stati Uniti si stanno tenendo le Primarie da alcuni mesi e sono elezioni vere: normate la regole dei diversi Stati, non le bazzecole inventate dalla sinistra italiana. Tra i Repubblicani è in grande vantaggio il Senatore John Mc Cain III che, mentre i tanto osannati giovani debosciati si alcoolizzavano, fumavano spinelli e cantavano peace and love, rimase prigioniero per oltre cinque anni dei comunisti nordvetnamiti. Quello di fare il proprio dovere è un "vizio" di tutta la famiglia Mc Cain: John I comandava una divisione navale agli ordini di Spruance nel Pacifico, mentre John II fece la guerra su un sottomarino agli ordini di Charlie Lockwood. John III è bushista in politica estera e liberal sulle questioni interne, non ha mai fatto parte dell'apparato di potere repubblicano. A sinistra le cose sono ancora indecise, ma Barak Obama ha già stravinto la sua sfida personale: a prescindere dalle sue idee e dal sul programma politico, che non condivido, quella di Obama è una meravigliosa favola che si sarebbe potuta concretare solo negli States. Barak ha messo in un angolo niente meno che l'intero apparato democratico e la famiglia Clinton. Se la sfida per la Casa Bianca dovesse essere Mc Cain - Obama, sarebbe comunque la vittoria dei singoli contro gli apparati: in Italia una cosa del genere non potrà mai accadere.

In Italia, come sempre - ci dobbiamo accontentare. Siamo riusciti - finalmente - a mandare a casa un governo di farabutti che si è distinto per molte nefandezze:
- la creazione della Fabbrica del Programma che ha prodotto un mostro incomprensibile di oltre duecento pagine (ma molti posti di lavoro per i loro accoliti);
- dopo aver vinto alla Camera per 24000 voti e perso al Senato, hanno occupato le tre principali Cariche dello Stato con figure certo non ecumeniche: un comunista, un sindacalista ed un comunista sindacalista;
- hanno retto per 22 mesi grazie al voto dei Senatori a vita: tecnicamente legittimo, politicamente antidemocratico;
- hanno legiferato un numero di provvedimenti ridicolmente basso;
- hanno aumentato le tasse per tutti a partire da �40k annuali;
- hanno bloccato tutte le opere infrastrutturali;
- hanno scientemente confuso la cultura laica con l'ateismo;
- hanno propugnato strumentalmente i diritti degli omosessuali, per distruggere la famiglia;

In definitiva l'ex democristiano Prodi, pur di rimanere al governo ha concesso tutto alla sinistra comunista, con il risultato di propugnare il relativismo etico, l'intolleranza religiosa (da parte degli atei intolleranti) e azioni paradossali come impedire al Papa di parlare in un'università a causa di una sessantina di cosiddetti professori.
Ora a sinistra scende in campo Veltroni, rappresentante del "vecchio" quanto Napolitano, ma subito osannato da chiunque abbia in odio Berlusconi. Sì proprio odio, credo che ormai sia acclarato il fatto che la sinistra è tollerante con sé stessa e con i "servi sciocchi" di turno.

Dai tempi di Elisabetta I la cultura anglosassone domina il mondo ed - ormai - l'Europa continentale rappresenta la provincia dell'Impero e l'Italia la provincia della provincia. Dal momento che non vogliamo guardare agli Stati Uniti quale guida, dovremmo avere almeno l'umiltà di farci guidare dallo spirito e dai valori dell'ex Europa orientale che, dopo aver sofferto oltre cinquanta anni sotto il giogo sovietico - ha rialzato fieramente la testa e guarda al futuro facendo leva sui valori giudaico cristiani, sulla democrazia e sull'etica capitalista.

venerdì 4 gennaio 2008

Alitalia, la Campania e l'orgoglio nazionale


Talvolta mi chiedo se non ci meritiamo veramente il debito pubblico, se non siamo consapevoli del fatto che pretendiamo di considerarci europei, mentre ci avviciniamo sempre più a standard del quarto mondo. Per non smentire la pessima fama di cui giustamente godiamo come italiani, pensiamo solo agli aspetti superficiali e meramente formali. Durante un mandato Craxi, il Governo italiano annunciò di aver superato la Gran Bretagna nella classifica dei paesi più industrializzati: era solo il frutto del cambiamento di alcuni coefficienti, deciso unilateralmente. Margaret Thatcher fece subito notare come fosse costume degli italiani non rispettare le regole.


In questi giorni si dibatte animatamente sul fatto che la Spagna ci abbia o meno superato, mentre stanno accadendo alcune cose molto più indicative. Da quattordici anni (sic!!) l'attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Campania è stata commissariata e la regione annega sotto tonnellate di spazzatura. Da più parti si accusa del fatto la camorra, alludendo ai lauti guadagni che questa realizzerebbe grazie ai disservizi. Sia chiaro che non contesto l'affermazione in sé, ma qualcuno dovrebbe fare la cortesia di motivarla. Mi risulta che sia il Prefetto locale il responsabile di tutte le attività e quindi anche dei contratti stipulati per raccolta e smaltimanto: non possiamo più fidarci neppure dei Prefetti? Mi risulta che anche in altre regioni italiane esistano ed operino potenti organizzazioni criminali, come mai solo in Campania non riescono a gestire la spazzatura? Ora che la Germania si è offerta di smaltire tutti i rifiuti campani, alcune stime sostengono che comunque ci costerebbe meno che smaltirli in Italia!!




Negli utlimi anni ho visitato alcune realtà: Nairobi (sì, la città africana!!) è un giardino a confronto di Napoli, a Calcutta (sì, proprio la città indiana di tredici milioni di anime, dove Madre Teresa iniziò a raccogliere i moribondi per strada!!) la spazzatura è raccolta a mano dagli intoccabili e la città è molto pulita, pure SoWeTo (sì, proprio la famosa South West Township sudafricana!!) non ha il problema dei rifiuti. Mentre nessuno agisce, tutti fanno riferimento a responsabilità più ampie, tutti chiedono aiuti ed alcuni si sentono in diritto di proferire grandiose stupidaggini, come ridurre la quantità di rifiuti alla fonte e spingere ed investire (ovvero chiederci altri soldi) nella raccolta differenziata!!

Un altro tema significativo è la cessione di Alitalia e le conseguenze per l'aeroporto di Malpensa. La situazione è il frutto dei molteplici aspetti del perverso capitalismo di stato italiano. In primis la golden share (abolita in nazioni veramente liberiste come la Gran Bretagna), che consente allo Stato di controllare società solo nominalmente private; secondo - non per importanza - il fatto stesso che uno Stato debba o meno avere una compagnia di bandiera: a che serve? Lo Stato dovrebbe semplicemente garantire i collegamenti aerei con quelle località del territorio nazionale che non hanno un traffico sufficiente per garantire remunerazione ad una compagnia privata, ma per fare questo non è certo necessario una compagnia nazionale. Altro problema indecifrabile è l' HUB di Mapensa, senza cadere negli eccessi "antiromani" di alcuni politici, se è vero che in Lombardia di produce il 20 percento del PIL nazionale, sarebbe semplice buon senso fare dello scalo lombardo l'HUB nazionale. Ora però vengono comunicati dati secondo i quali Alitalia perde a Malpensa 200 milioni di euro all'anno (sic!!) principalmente a causa del costo dei voli di collegamento interno (ovvero il valore aggiunto di qualsiasi HUB, rispetto agli altri aeroporti). La notizia è apparsa un paio di giorni sui quotidiani, nessuno l'ha confermata o smentita ed i cittadini continuano a leggere in merito all'ipotetico sorpasso spagnolo, in merito al calciomercato invernale, alle vacanze romantiche di Sarkozy ed altre amenità.


Il dato di partenza è che non si riesce mai a sapere con chiarezza quale sia la situazione; l'elemento più perverso è costituito dai sindacati che tutelano minoranze di iscritti contro la maggioranza ed i politici che pensano solo in termini di bacini elettorali. Tutto ciò viene consentito però dall'ignavia e dalla superficiale arroganza del popolo italiano che è orgoglioso di essere tale quando la squadra di calcio di Napoli torna in Serie A e quando vede in giro per il mondo il tricolore dipinto sui timoni di coda di una compagnia aerea che da decenni produce debito.


Negli Stati Uniti non esistono compagnie di bandiera statali, quando, nel 1991, fallì la Pan American (la prima compagnia al mondo ad effettuare trasvolate oceaniche regolari!!) nessuno si sentì ferito nell'orgoglio nazionale.


Il rispetto di sé, l'onore, l'amore per la propria patria, dovrebbe consistere prima di tutto nella determinazione a non spendere più di quanto possiamo permetterci ed a non rinunciare a ciò che costituisce il vero decoro. Possiamo permetterci due HUB? Non credo. Possiamo permetterci di mandare la nostra spazzatura all'estero? Non credo che sia onorevole. Possiamo permetterci una compagnia di bandiera sempre in passivo? Lo trovo vergognoso. Si dia veramente il via alla deregulation (come quella di Reagan, non le solite finzioni italiche): sarà il mercato a risolvere i problemi, come sempre. Lo Stato non è la soluzione, lo Stato è il problema.

giovedì 3 gennaio 2008

Bravo Gordon, ma ci servirebbe un altro Lord Kitchener


E' solo un piccolo gioco di parole che riguarda l'attuale Primo Ministro britannico Gordon Brown ed il generale Charles Gordon, massacrato dai sanguinari dervisci del Mahdi a Khartoum nel 1885. La rivolta dei dervisci venne finalmente sedata in occasione della battaglia di Omdurman del 1898, vinta dal corpo di spedizione di Lord Kitchener, più noto per aver vinto la guerra anglo-boera.


A partire dall' indipendenza del 1956, si sono instaurati in Sudan governi dittatoriali soprattutto islamici, ma anche comunisti. Nel 1964 vennero cacciati dal paese tutti i missionari occidentali e fino ad oggi si sono succeduti con straordinaria regolarità guerre civili, pulizie etniche, carestie, massacri. La condizione del cristiani nella regione del Darfur è nota da anni, ma pare che nessuna potenza occidentale abbia la volontà di fermare i massacri. La Cina, dopo aver tentato inutilmente, negli anni passati, di instaurare un regime socialista, è oggi il primo partner commerciale del Sudan, in barba a qualsiasi cosiderazione etica. La situazione economica e sociale sudanese è il solito paradosso dell'Africa post - coloniale: grandissime ricchezze nel sottosuolo e straordinaria miseria della popolazione.

L'attuale dittatore del Sudan - ove vige la Sharia - è Omar Hassan Hamad al Beshir, il quale è stato ricevuto con tutti gli onori alla conferenza UE - Africa che si è tenuta a Lisbona all'inizio di dicembre. con eguali onori è stato ricevuto un'altro degli ultimi mostri africani: Robert Mugabe.


Della storia tragica della Rhodesia ho già scritto, mi preme ora sottolineare come i media europei si siano preoccupati di evidenziare il carattere paritario dell'incontro di Lisbona e dei susseguenti accordi. L'unico europeo che ha dimostrato di essere un uomo degno è stato il Primo Ministro britannico Gordon Brown, il quale non si è presentato alla conferenza a causa della presenza di Mugabe. Sia Brown sia l' Arcivescovo di York, John Sentam, hanno ricordato come Mugabe sia il responsabile diretto delle spaventose condizioni di vita di quella nazione che al tempo dei bianchi era considerato il giardino dell'Africa meridionale. Nella ex Rhodesia da anni non vengono ripettati i più importanti diritti umani e la popolazione muore di fame. Javier Solana, Manuel Barroso ed i Primi Ministri di Germania, Olanda, Svezia e Danimarca, pur partecipando all'incontro, hanno condannato la politica criminale di Mugabe. Posso sbagliarmi, ma non ho letto prese di posizione simili da parte del Governo italiano. Per buona misura, i sostenitori del dittatore sud africano presenti a Lisbona, hanno assalito e picchiato dei pacifici dimostranti che sfilavano in sostegno dei diritti umani in Africa.


La misura è colma da anni: stiamo parlando di migliaia di persone che vengono uccise senza che nessuno rimuova dal potere governanti che non sono altro che ex-militari golpisti od ex terroristi. I primi a doversi ribellare dovrebbero essere proprio i leaders africani moderati: dovrebbero essere loro a non accettare accanto a sé quei mostri. Gli altri colpevoli sono i politici ed i media europei continentali: non dovrebbero accettare di trattare con delinquenti comuni saliti al potere semplicemente grazie all'ignavia europea ed alla violenza. E' dai tempi di Elisabetta Prima che la Gran Bretagna costituisce il faro dell' Occidente: prima contro l'oscurantismo spagnolo, poi contro l'assolutismo dei re, contro i pazzi criminali della Rivoluzione Francese, contro il progetto dispotico di Napoleone, i reazionari Imperi Centrali, contro fascismo, nazismo e comunismo. E' però evidente come ora non basti più: è necessario un sussulto di responsabilità e di buon senso da parte di tutta l' Europa; la prima battaglia da combattere è culturale, non possiamo e non dobbiamo continuare a disprezzare i nostri valori ed a equipararli a chi ha scelto la violenza come sistema di governo. Non si possono più ascoltare antioccidentali che proferiscono bestialità come il fatto che il problema dell'Africa siano le ricchezze del sottosuolo: il problema dell'Africa sono gli africani.

Ciao Benazir ... non ci scorderemo di te


Benazir, non ci scorderemo di te, come di tutte le figure importanti del 20° secolo nate nel subcontinente indiano. Figure eroiche, tragiche e naturalmente contraddittorie. Forse non è un caso che proprio in India siano nate tante persone che cambiarono la storia del secolo scorso. L'immane tragedia indiana si è sempre infulcrata nella propria cultura millenaria, profonda, umana; nell'unica cultura che si possa pensare costituisca un'alternativa al grandioso progresso umano e scientifico dell' Occidente giudaico cristiano.


Figure eroiche e contraddittorie Benazir, come il padre della tua patria Muhammad Alì Jinnah: sincero patriota, uomo di cultura che lavorò assiduamente con Mohandas Gandhi e Pandit Nerhu per costruire la nazione indiana. Uomo coraggioso, ma non fino al punto di seguire il Mahatma nella sua idea di un unico stato indiano. Lo stesso Jawaharlal Nerhu, pur fedele seguace di Gandhi, accettò di dividere il subcontinente nell'India vera e propria e nel Pakistan occidentale ed orientale; anche quest'ultima su una pura follia avallata da Jinnah: uno stato in due tronconi separato da 1500 chilometri. Tuttavia la più terribile conseguenza della separazione fu l'esodo di milioni di musulmani verso il Pakistan e di milioni di indù verso l'India. Avevano vissuto pacificamente assieme sotto il dominio britannico ed allora parve che non fosse più possibile: la feroce guerra non dichiarata che ne seguì causò oltre un milione di morti.


Nerhu palesò la sua indubbia capacità di statista nei primi difficili anni, ma si dimostrò disorientato sulla scena internazionale ed ascoltò le sirene jugoslave e terzomondiste in quel triste teatrino che fu il movimento dei non allineati. Non riuscì a gestire il problema del Kashmir, a causa del quale si ebbero altre due guerre tra India e Pakistan. L'India aveva avuto anche un altro - discusso e discutibile - patriota: il bengalese Subhash Chandra Bose, grande sostenitore dell'indipendenza, più volte incarcerato, fuggì durante la seconda guerra mondiale in Germania, da dove - con l'appoggio di Hitler - cercò di aizzare i bengalesi contro il Regno Unito. Si trasferì poi in Birmania - all'epoca occupata dai giapponesi - dove organizzò un'armata indiana per combattere gli inglesi. Certo il suo coraggio avrebbe meritato una visione più chiara di cosa fosse il bene e di cosa fosse il male.


Non ci scorderemo di te, Benazir, come non dimenticheremo tuo padre Alì Bhutto, che combattè fino al sacrificio della vita per fare del Pakistan una nazione democratica, ma che disse anche di essere disposto a far mangiare erba al proprio popolo, pur di avere le armi atomiche di cui si era dotata l'India dove allora si moriva ancora di fame. Non ci dimenticheremo neppure di Indira Gandhi, la figlia di Nerhu che parve rappresentare una speranza per la miserabile e vergognosa condizione della donna in India ma che portò la nazione dal grigio non-allineamento all'alleanza con l' Unione Sovietica.


Ora che la tua vita è stata tragicamente e prematuramente spenta dall'odio e dalla violenza, vogliamo ricordarti con ammirazione e rispetto, ma senza fare di te un'icona: eri senza paura, ma avevi macchie come qualunque essere umano. Ti ricorderemo sempre per la tua visione democratica e pragmatica ad un tempo, per il tuo straordinario coraggio morale e fisico - che alla fine ti è costato la vita - ma non dimenticheremo la tua supponenza riguardo agli scandali nei quali sei stata coinvolta e come tu abbia appoggiato il movimento talebano.


Noi europei continentali dovremmo comunque trarre alcuni insegnamenti dai leaders politici indiani e pachistani: furono tutte figure discutibili, che operarono tante volte scelte sbagliate ed addirittura oltraggiose, ma furono donne e uomini che non esitarono mai ad esporsi in prima persona, misero sempre a repentaglio loro stessi e le loro famiglie per ottenere i risultati che credevano giusti - a torno od a ragione - per il proprio popolo. Anche in questo sta la grandezza e la speranza del continente indiano: nel fatto che alcuni dei loro leaders si sentano servitori del popolo. L'estremista indù che assassinò Gandhi si inginocchiò di fronte a lui, prima di sparare, non sarebbe accaduto in nessuna altra parte del mondo.

Kenya, Pakistan e la decolonizzazione


In questi giorni, dopo l'assassinio di Benazir Bhutto, si è saputo che la presidenza del partito andrà al figlio, con il padre in veste di reggente. Nello stesso periodo si sono avuti oltre duecento morti in Kenya per le elezioni del nuovo presidente. Dei fatti indiani sappiamo ormai molto, sottolineo solo come in tutto il subcontinente la leadership politica sia un fatto - oltre che connesso al credo religioso - meramente famigliare: Pandit Nerhu e sua figlia Indira, Alì Bhutto, la figlia Benazir ed ora un ragazzo di appena diciannove anni.


Il caso del Kenya è completamente diverso, ma egualmente peculiare. Il Kenya divenne indipendente sotto la guida di Johnstone Kamau, passato alla storia col nome di Jomo Kenyatta, il quale ebbe l'indiscutibile merito di appoggiare i britannici dopo il soffocamento della sanguinaria rivolta Mau Mau della fine degli anni cinquanta, di cui egli era stato uno degli ispiratori. Durante quella rivolta vennero assassinati 14000 neri ed un centinaio di bianchi: come sempre i primi omicidi e stupri riguardarono missionari e suore. Dopo l'indipendenza, Kenyatta mantenne una linea moderata e rimase vicino al Regno Unito: grazie a ciò vi furono sviluppo e migliori condizioni di vita. A Jomo succedette Daniel Moi il quale, grazie a colpi di stato in bianco, brogli elettorali ed alla frammentazione tribale dell'opposizione, rimase al potere per oltre venticinque anni, durante i quali la nazione sprofondò nella povertà e nella corruzione.

Il successore fu l'attuale presidente Mwai Kibaki, sempre di etnia bantù come Moi. Kibaki ha ora vinto le elezioni contro Raila Odinga, dell' etnia luo ed ex comunista, nonostante sondaggi completamente sfavorevoli. I supervisori internazionali avevano dichiarato che non c'erano stati brogli: hanno dovuto smentire sé stessi dopo l'evidenza dei fatti. Ora il Kenya è nel caos più completo e si è aggiunta la violenza e la pulizia etnica agli innumerevoli mali che stanno divorando la popolazione, il più grave dei quali è l' AIDS: anche se gli organi di stampa ne parlano poco, il Kenya ha un tasso di sieropositivi altissimo. Ora nel libero Kenya, indipendente da oltre quaranta anni, la polizia spara sui manifestanti, i civili girano per le strade armati di machete e cinquanta persone sono state bruciate vive nella chiesa nella quale avevano cercato rifugio.


Durante i nefasti anni della decolonizzazione, i pochi di buon senso che si opposero a quella che non fu altro che una decisione ideologica, moralista e perbenista, sostenevano - a ragione - come fosse indispensabile superare la cultura tribale, prima di concedere l'indipendenza alle colonie africane. I colonizzatori inglesi in India sostenevano che sarebbe stato criminale concedere l'indipendenza prima di aver instillato nel popolo il rispetto delle diversità e delle diverse fedi: indù, musiulmani, siks ed altre minoranze.

Ora, ad oltre sessanta anni dall'indipendenza indiana, ad oltre quaranta da quella keniana, si possono tirare alcune somme sullo stato attuale di queste nazioni. India e Pakistan sono due potenze nucleari, hanno combattuto tra loro tre guerre sanguinose ed il Pakistan è stato per anni vicino a movimenti terroristici. L'India sta ottenendo da anni tassi di sviluppo altissimi e primeggia ormai in studi ed attività all'avanguardia come l'informatica e la matematica. La cultura indiana - da sempre - presenta degli aspetti che non possono che essere apprezzati e rispettati: dignità, amorevolezza, straordinaria capacità di lavoro, un concetto di semplicità che è il prodotto di sintesi di una sofisticata filosofia di vita. Tutto ciò si scontra con elementi di sconcertante violenza ed arretratezza: l'abominevole sottocultura delle caste, la sottomissione della donna. Il sistema della caste è profondamente radicato e la vita dei paria vale praticamente nulla nella società indiana, la nascita di una bambina, soprattutto nelle famiglie povere, è vissuta come una disgrazia, dal momento che sarà quasi impossibile trovare le risorse per l'indispensabile dote; il risultato sono innumerevoli vittime di "incidenti" in cucina, che causano la morte di donne. Ricordo che fu una legge britannica a vietare l'assassinio delle vedove, che venivano bruciate vive sulle pire funebri del marito. L'India è una democrazia solo di nome, l'oligarchia bramina domina le scelte importanti della nazione e non viene data alcuna possibilità alle classi deboli. Il Pakistan ha fatto solo alcuni timidi tentativi verso la democrazia; sia in India, sia nello stesso Pakistan è ancora in uso l'assassinio di leaders politici. Credo che non serva aggiungere altro: nessuno mette in discussione il patrimonio della cultura indiana, ma detta ricchezza popolare viene usata come alibi da una classe dirigente reazionaria, violenta e corrotta, per coprire i propri crimini, la propria mancanza di senso dello stato e di rispetto per tutto il popolo.

Per quanto riguarda il Kenya in particolare e l'africa in generale il discorso è molto più semplice: hanno adottato un manto di istituzioni che poggiano sul potere vero, l'unico potere che gli africani di colore conoscono, la violenza. Hanno adottato un manto di istituzioni statali che copre l'unica forma di aggregazione che gli africani riconoscono: quella tribale.


Così dopo sessanta anni di violenza, massacri, stupri, guerre, miseria e malattie, le ragioni del fallimento di queste nazioni si sono dimostrate essere quelle da sempre previte dai tanto disprezzati colonizzatori. Ora è impossibile riproporre le vecchie forme coloniali, ma certo è il fatto che l'indipendenza ha portato in queste nazioni molto più dolore di quanto ne avessero portato i regimi occidentali. I governanti locali si sono dimostrati nella migliore delle ipotesi non all'altezza della situazione, nella peggiore dei delinquenti sanguinari. Molto hanno da rimproverarsi gli occidentali, per non essere stati all'altezza del "white men's borden", ma è nulla rispetto a ciò che videro e vedono riflesso nello specchio politici come Zia ul Haq, Patrice Lumumba, Joseph Mobutu, Robert Mugabe, Idi Amin Dada, Muammar Gheddafi, Jean Bedel Bokassa e l'elenco sarebbe lunghissimo.

Video campagna elettorale Reagan